Black Friday e danni della moda a basso costo

di Sebastiano Schena e Jennifer Bellon



Il Black Friday, ovvero le giornate dedicate agli acquisti di merce scontata (in ricordo del "Venerdì nero" del 1929), in questi ultimi anni si è ormai affermato in tutto il mondo. L'attesa spasmodica di fare acquisti in quelle giornate, dove i beni di consumo e in particolare quelli inerenti il settore della moda vengono venduti a prezzi molto bassi rispetto al loro costo iniziale, porta molte persone ad attendere di fare un acquisto per convogliare le loro spese in quei giorni cruciali, spesso aumentando anche a dismisura il budget destinato al loro shopping, acquistando capi di abbigliamento che vanno oltre le loro effettive necessità. La volontà del cliente all'acquisto viene sollecitata oltre il necessario da strategie pubblicitarie che iniziano molti giorni prima, proponendo modelli nuovi, alla moda, a prezzi talora più che dimezzati. Anche perché quando c'è il Black friday la tendenza è quella di approfittare degli sconti, animati dal pensiero di ottenere un determinato capo di abbigliamento a quel determinato prezzo di favore.

Può trattarsi di capi di prestigiosi marchi nel settore dell'abbigliamento, oppure di abiti di scarsa qualità che finiscono rapidamente fuori moda, legati a qualche fenomeno del momento (in questo caso secondo gli studi, questi capi risultano molto attraenti soprattutto per la generazione Z, cioè i nati tra il 1995 e il 2010). Secondo le stime della Commissione Europea tra il 2000 e il 2015 la produzione di prodotti tessili è raddoppiata, per cui milioni di tonnellate di capi di abbigliamenti vengono immessi sul mercato. I dati di alcune ricerche recenti stimano che in media ogni persona acquista il 60% di abbigliamento in più rispetto al 2000.

La maggior parte degli italiani dichiara che anche quest'anno effettuerà almeno un acquisto soprattutto in prodotti di elettronica, scarpe, moda e cosmetici preferendo tra l'altro le piattaforme online. Tuttavia, anche se i prezzi risultano vantaggiosi per i consumatori, il Black Friday è caratterizzato da un costo ambientale molto significativo.

Il consumo eccessivo è infatti un fattore determinante dell'emergenza climatica ed ecologica che sta interessando l'intero nostro pianeta. Durante il periodo del Black Friday infatti aumentano significativamente i trasporti su gomma che trasportano merci dai magazzini ai negozi con un'immissione di più di 1 milione di tonnellate di CO2 nell'atmosfera solo in Europa.

A livello globale il Black Friday è l'espressione massima della cultura del sovra-consumismo. Lo stesso WWF, associazione che si occupa da decenni della salvaguardia dell'ambiente e delle specie che vi vivono, ricorda che si può cercare di approfittare degli sconti senza abusare inutilmente delle risorse del Pianeta.

Al di là di moralismi sulla questione dell'acquisto di capi dell'industria del fast-fashion (aziende che producono capi di abbigliamento economici, di scarsa qualità e spesso poco duraturi, venduti ad un prezzo basso) o sulle scelte di marketing di marchi dell'abbigliamento operanti a livello mondiale che nei giorni del Black Friday realizzano grandi guadagni, il problema dell'impatto ambientale dell'iper-produzione nel settore moda esiste.

Nei "paesi laboratorio" del continente asiatico (Cina, India e nelle cosiddette "tigri asiatiche", cioè in Taiwan, Corea del Sud, Singapore e Hong Kong) dove vengono dislocate molte aziende tessili proprio perché la manodopera è numerosa e sottopagata, le politiche fiscali fanno sì che le fabbriche non solo risparmino sui costi dei dipendenti, ma anche che paghino meno tasse. Ciò ha favorito quindi l'insediarsi di molte aziende del settore tessile in quei Paesi, dove peraltro la legislazione sulla politiche ambientali è meno presente. La maggior parte delle acque di scarico delle aziende spesso non viene trattata e viene quindi riversata nei fiumi, alimentando il problema dell'inquinamento.

Queste aziende producono quantità considerevoli di capi d'abbigliamento che, se non venduti, generano poi anche il problema del loro smaltimento. Se alcune materie prime di origine organica (come cotone e lana, ad esempio) possono essere rilavorate, altrettanto non può dirsi per alcuni materiali sintetici.

I danni ambientali quindi della moda a basso costo alimentata dalle giornate del Black Friday si possono riassumere in tre punti principali:

-il problema dell'aumento della produzione che porta a riscaldamento globale, causato dall'utilizzo di combustibili fossili e dalle emissioni delle fabbriche che esalano CO2 e altre sostanze.

-il problema dell'aumento del consumo di acqua utilizzata nelle fabbriche, oltre che per lavare tessuti e nei processi di colorazione. La fondazione Ellen MacArthur stima che ogni anno sono 93 i miliardi di metri cubi di acqua utilizzati nelle industrie di abbigliamento, cioè il 4% di acqua potabile presente sulla Terra. A questo si aggiunge anche il pericolo delle sostanze inquinanti residuate dalle lavorazioni tessili (specialmente nei paesi dell'Estremo Oriente Asiatico le leggi sull'inquinamento sono meno severe rispetto a quelle occidentali), tanto che l'industria dell'abbigliamento è responsabile per il 20% dell'inquinamento acquifero del pianeta.

- la gestione delle sostanze di scarto e dello smaltimento, specie per i capi di poliestere e microplastiche. Si stimano in 92 milioni le tonnellate di rifiuti tessili che ogni anno vengono prodotti, di cui una percentuale pari all'87% non ha mai raggiunto il consumatore finale e viene quindi scartata prima della vendita, portata in discarica e incenerita. Spesso le discariche sono abusive, come quella scoperta nel deserto di Atacama in Cile nel 2021: una discarica a cielo aperto con tonnellate di abiti da distruggere prodotti con sostanze non riutilizzabili.



Sitografia:

www.wwf.it

www.repubblica.it

https://zeroco2.eco/it/magazine/curiosita/black-friday-impatto-ambientale/



Introduzione:  

A cura di Jennifer Bellon

Il Black Friday nacque a Philadelphia nel 1961, perché nel giorno del ringraziamento (di venerdì) fu un giorno molto trafficato per le vie dello shopping a causa degli sconti anche dell'80% validi soltanto in quei giorni.

Il nero sarebbe a significare il traffico che vi era e in ambito economico rappresentava i conti in attivo mentre il rosso per ii conti in perdita. 

                                                      Foto 1

Fonte:

https://www.focus.it/cultura/curiosita/black-friday-qual-e-lorigine-del-venerdi-nero

Autori: Team di Focus.it  Data di pubblicazione 24 novembre 2021

Il Black Friday è diventato un evento molto atteso anche nel mondo della moda, perché gli sconti spesso altissimi attirano tantissimi acquirenti. Ma dietro queste offerte che all'apparenza sembrano un'occasione imperdibile, si nasconde un lato meno visibile e più problematico.


                                                                          Foto 2

(Questa immagine rappresenta l'inconsapevolezza che causa il Black Friday con i sui prezzi bassi)

Negli ultimi 15 anni, l'utilizzo dei vestiti è diminuito del 36%. 

Questo significa che molti capi vengono indossati poche volte, per poi essere buttati via, trasformando la moda in qualcosa di sempre più usa e getta.

 Le conseguenze sono pesanti, sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale che della produzione di rifiuti.


                                    Foto 3

(Questa immagine rappresenta la quantità di rifiuti he vengono rilasciati nell'ambiente  per produrre i vestiti.)

In Italia, ogni anno vengono immessi sul mercato circa 23 kg di abbigliamento e calzature per ogni abitante: siamo i primi in Europa per quantità. Di questi, solo 2,7 kg a persona vengono effettivamente raccolti come rifiuti tessili, il che si traduce comunque in circa 160 mila tonnellate all'anno. Una cifra enorme, che ci fa riflettere su quanto costi davvero, al pianeta, un capo "scontato".

Fonte:

https://www.wwf.it/pandanews/ambiente/inquinamento/black-friday-e-venerdi-nero-anche-per-sostenibilita/

Autrice: Eva Alessi  Data di pubblicazione: 28 Novembre 2024 

Le condizioni di lavoro

Oggi, milioni di persone nel mondo lavorano nel settore della moda. Ma dietro a molti dei vestiti che troviamo nei negozi si nasconde una realtà dura e spesso invisibile: quella della violazione sistematica dei diritti umani.

La maggior parte della produzione avviene nei Paesi in via di sviluppo, dove leggi deboli o assenti lasciano i lavoratori ,in gran parte donne (circa l'80%) , esposti a sfruttamento e abusi. Lavorano per ore interminabili, spesso in ambienti insicuri, senza tutele, senza un contratto stabile, senza un salario dignitoso. 


Foto 4

 (Questa immagine rappresenta le tipiche condizioni di lavoro nei paesi in via di sviluppo dove le persone vengono sfruttate)

Le forme di sfruttamento possono essere molte:


  • Salari minimi, troppo bassi per garantire una vita dignitosa

  • Turni massacranti e straordinari non pagati

  • Lavoro forzato o sotto minaccia

  • Nessuna previdenza sociale o assistenza sanitaria

  • Ambienti di lavoro pericolosi, senza misure di sicurezza

  • Molestie, discriminazioni, pressioni psicologiche

  • Divieto di sindacalizzare o unirsi per difendere i propri diritti

  • Lavoro minorile, ancora tristemente diffuso

Fonte:


Autore: Vittoria Rossini  Data di pubblicazione: 16 Gennaio 2024 


Nell'Asia meridionale, circa 77 milioni di bambini sono costretti a lavorare invece di andare a scuola. La situazione è particolarmente grave per i bambini tra i 7 e i 14 anni che non riescono a frequentare le scuole. In Pakistan, l'88% di questi bambini è costretto a lavorare, mentre in India la percentuale scende al 40%.                                             Foto 5

 (Questa immagine rappresenta il lavoro che ogni bambino deve vivere a causa del suo Stato come in Pakistan)



Anche in Sri Lanka, nonostante sia una realtà meno diffusa, il 10% dei bambini in età scolare si trova costretto a lavorare. 

Questi numeri raccontano storie di bambini che sacrificano la loro infanzia e il loro futuro per sopravvivere, spesso in condizioni di sfruttamento estremo. Il lavoro minorile è una barriera che impedisce loro di accedere all'istruzione e di costruire un futuro migliore.

                                                                                                                                                                                                                                   Foto 6
                                                                                                      (Posizione geografica del Sri Lanka)


Fonte:

https://www.unicef.it/media/lavoro-minorile-150-milioni-da-liberare/

Autore: Giacomo Guerrera  Data di pubblicazione: 12 Giugno 2015


Video: MADE IN BANGLADESH - La storia dei bambini operai nel Fast Fashion🇧🇩 https://youtu.be/LWvOlZ4hPU

Alternative

In molte parti del mondo, essere bambini non significa giocare, andare a scuola o sognare il futuro. Significa lavorare. Ogni giorno, milioni di minori spesso invisibili agli occhi del mondo sono costretti a svolgere lavori che mettono a rischio la loro salute, la loro crescita e la possibilità di un'istruzione. 

In Bangladesh, l'UNICEF Italia sostiene un progetto che aiuta bambini di strada e le loro famiglie a uscire da situazioni di sfruttamento, offrendo protezione e accesso alla scuola. L'obiettivo è prevenire violenze e abusi che colpiscono in particolare donne e bambini poveri, costretti spesso a lavorare in condizioni durissime.

                                                                                                                       Foto 7

(Questa immagine rappresenta l'organizzazione  UNICEF  che aiuta i bambini che vivono in in Paesi dove vengono sfruttati offrendoli cibo e istruzione, un esempio in Bangladesh)

Nel mondo, il lavoro minorile colpisce in modo drammatico i paesi più poveri: in Africa Subsahariana, un bambino su quattro lavora. In Asia meridionale, la situazione non è molto diversa: il 12% dei minori tra i 5 e i 14 anni svolge attività potenzialmente pericolose. Anche in Europa orientale e negli Stati dell'ex URSS il problema esiste, seppur in misura minore

E non c'è differenza di genere: maschi e femmine sono entrambi coinvolti. Nei contesti di povertà estrema, tutti i bambini diventano forza lavoro, senza distinzione.

Lavorare da piccoli non è solo una rinuncia ai giochi. È una ferita al diritto di essere bambini.

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(I bambini lavoratori di età compresa tra i 12-17 anni salvati portano uno striscione con la scritta "I bambini devono imparare, non guadagnare" durante una manifestazione di sensibilizzazione in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile a Calcutta, in India. EFE/Archivio. 

Questa immagine ci fa capire quanto è dura la vita nei paesi dove la tutela dei diritti umani non vengono rispettati come in India.)

Fonte:

https://www.unicef.it/media/lavoro-minorile-150-milioni-da-liberare/ 

Autore: Giacomo Guerrera Data di pubblicazione: 12 Giugno 201

Opinione personale dopo aver approfondito questo argomento

All'inizio non mi aspettavo, credevo che il Black Friday avesse così tanta influenza. Pensavo fosse solo una giornata di sconti come tante altre, ma con il tempo mi sono resa conto che è un evento enorme, che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo.

È vero che può essere utile per risparmiare, ma ho anche capito che dietro a quei prezzi bassi si nascondono spesso problemi gravi. Per esempio, molte aziende fanno lavorare le persone in condizioni difficili, con stipendi bassissimi, solo per riuscire a vendere tanto durante il Black Friday. In pratica, alcune persone vengono sfruttate per farci comprare di più.

Inoltre, tutti questi acquisti hanno un impatto anche sull'ambiente. Più compriamo, più si produce, e questo significa più inquinamento, più rifiuti e più consumo di risorse. Spesso si comprano cose inutili, che finiscono presto nella spazzatura, e tutto questo danneggia il pianeta.

Mi ha colpita quanto il Black Friday sia diventato una specie di "festa del consumo", in cui sembra normale esagerare. Secondo me bisognerebbe riflettere di più su quello che compriamo, e chiederci se ne abbiamo davvero bisogno.

Alla fine, il risparmio vero non è solo spendere meno, ma anche scegliere meglio, con più attenzione per le persone e per l'ambiente.

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